Quando hanno capito che lo scheletro era intatto hanno gioito. Emozioni che solo gli archeologici possono capire. Del resto è davvero cosa rara scoprire antiche sepolture in cui non abbiano già messo le mani i tombaroli. Nel sito archeologico di Santa Barbara de Turre, territorio di Bauladu, la campagna di scavo 2020 è terminata con il botto: gli archeologi hanno rinvenuto una tomba inviolata con i resti di un scheletro conservato benissimo, risalente al sesto secolo dopo Cristo. Sul sito non era mai accaduto. Una scoperta che conferma i dati già elaborati durante altre ricerche. E cioè che a pochi metri dall'abitazione rinvenuta nel 2018 sono presenti diverse tombe.
La scoperta
«Le ossa parrebbero appartenere ad un individuo di sesso maschile di età adulta, anche se per i dettagli sarà necessario attendere analisi più approfondite - ha spiegato il direttore scientifico della campagna di scavo Giuseppe Maisola -. Si tratta di una scoperta importante grazie al quale gli antropologi, quando analizzeranno lo scheletro, potranno estrapolare tante informazioni sull'area cimiteriale. Sarà possibile ad esempio capire chi abitava in quelle zone, lo stato di salute dell'epoca ma anche sapere l'età media di morte». Ma non solo. L'ultima tomba rinvenuta conferma dati che ora sono ancora più certi: «Possiamo dire che attorno al villaggio scoperto due anni fa con tanto di focolare, vasellame e ceramiche da mensa, sono presenti diverse sepolture. Lo scheletro ci dirà chi abitava in questo villaggio». E magari tanto altro ancora.
Le ricerche
Il lavoro di ricerca nel sito archeologico di Santa Barbara dove erano presenti sei archeologi, alcuni liberi professionisti e altri dell'Università di Sassari, è iniziato il 9 ottobre. È la terza campagna. Gli studi sono stati finanziati dal Comune di Bauladu. «Già nel 2019 era stata messa in luce una struttura circolare probabilmente funzionale ai banchetti in onore dei defunti - ha spiegato Maisola -. Nel 2020 l'ampliamento delle indagini ci ha consentito di individuare un'ampia area pavimentata, ma anche una struttura di forma allungata che poi si è rivelata essere una sepoltura».
La tomba inviolata
Negli anni 80, sempre in quella zona, erano state rinvenute altre tombe, ma violate da scavatori clandestini. Quella intatta è la prima che verrà indagata in maniera scientifica. «È una tomba a cassone realizzata con blocchi e materiale di reimpiego, coperta con blocchi basaltici - spiega Maisola -. All'interno non erano presenti manufatti e l'inumato non presentava oggetti di ornamento. Proprio la mancanza di indicatori cronologici certi impedisce, al momento, di proporre una datazione precisa. Siamo in ambito tardo antico, tra il V e il VI secolo dopo Cristo».
Da L'Unione Sarda del 17/11/2020